Cronaca

Benevento, giovane tifoso costretto a togliersi la sciarpa del Napoli dal barbiere

Spiacevole episodio a Benevento, un barbiere ha costretto un giovane tifoso del Napoli a togliersi dal collo la sciarpa della sua squadra del cuore. Il 16enne pensava ad uno scherzo da parte del suo barbiere di fiducia, ma l’uomo ha insistito finché non l’ha tolta.

Benevento, tifoso costretto a togliersi la sciarpa del Napoli

I tifosi partenopei stanno vivendo un vero e proprio sogno, dopo ben 33 anni lo scudetto è tornato a Napoli. La festa però non si è fermata solo nel capoluogo partenopeo, anzi si è diffusa in tutto il mondo. Nel comune di Benevento però si è verificato un episodio non piacevole per un tifoso 16enne.

Un ragazzo di 16 anni emozionato per la vittoria del Napoli, era andato a tagliare i capelli dal suo barbiere di fiducia con al collo la sciarpa della sua squadra del cuore. L’uomo ha insistito che il 16enne togliesse la sciarpa perché “sei nel mio locale e fai come dico io”.

Il racconto dell’accaduto

La mamma del giovane tifoso 16enne ha raccontato a Fanpage lo spiacevole episodio.

Scrivo per raccontarle quello che è successo oggi a mio figlio. La sua squadra del cuore vince lo scudetto, lui ha 16 anni per cui è la prima volta che prova quest’emozione. Suo padre aveva la sua stessa età l’ultima volta che l’evento si è ripetuto. Naturalmente per tutto il giorno è andato in giro per la città (siamo di Benevento) con la sua fierezza al collo: la sciarpa azzurra. La nostra è una piccola realtà, molto tranquilla per cui i miei figli sono abituati a vivere le loro cose in totale serenità. Nel pomeriggio va a tagliare i capelli dal suo barbiere di fiducia. Quando entra gli viene chiesto di togliere la sciarpa, lui pensa ad uno scherzo e continua a tenerla. Quando si siede per tagliare i capelli il titolare gli intima in maniera perentoria di togliere la sciarpa perché “può dare fastidio a qualcuno” ed infine “sei nel mio locale e fai come dico io”. È un ragazzo estremamente educato ed il barbiere lo sa, quanti al suo posto avrebbero lasciato il locale seduta stante e quanto altro avrebbero reagito in maniera violenta.
Lui è tornato a casa con una serie di domande, la prima tra tutte: cosa stavo facendo di male?
Ma ancora: “E se avessi avuto un crocifisso al collo? O se fossi stato nero o musulmano?
Io posso dare fastidio se faccio qualcosa non se sono qualcuno”.

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